Un vecchio libro di meteorologia conferma: le scie di condensa si formano lontano dai motori.




Il libro di meteorologia “The weather book”, scritto da Peter Hardy, Ralph Wright, John Kingston e John Gribbin Goblin, è stato pubblicato nel 1982 dalla Harrow House Edition, mentre l'anno successivo è stata pubblicata la traduzione in lingua italiana dalla Arnoldo Mondadori Editore. In tale libro troviamo un piccolo riquadro dedicato alle cosiddette scie di condensazione nel quale si afferma testualmente:



“La distanza tra l’aereo e l’inizio della scia è dovuta al fatto che l’aria impiega alcuni secondi a raffreddarsi prima che il vapore condensi”.


Le parole “distanza tra l’aereo e l’inizio della scia”, indicano che quando si forma una normale scia di condensa essa ha origine in un punto ben dietro la coda dell’aereo in questione, decisamente staccata dalla figura del velivolo. La frase non da adito a dubbi.


In tempi molto più recenti (circa 3 anni fa) il Colonnello Costante De Simone direttore del servizio meteorologico dell’Aeronautica Militare, intervenendo alla trasmissione Voyager, ha mostrato al pubblico una foto di aereo con bianca scia al seguito che parte direttamente dal motore e l’ha chiamata “scia di condensa”. Come è possibile? Forse sono cambiate nel frattempo le leggi della fisica elementare, quelle che determinano il tempo di raffreddamento delle molecole di vapore acqueo? Certamente no.


È noto che un aereo, quando vola alle quote ove possono formarsi le scie di condensa (8-12 km), una volta finita la fase di decollo, viaggia a velocità superiori ai 400 km/h, e che quindi nei pochi secondi impiegati dalla scia a formarsi (fossero anche due secondi), si è spostato di una notevole distanza (almeno duecento metri) dal luogo ove è iniziato il raffreddamento. Ciò dimostra che la scia non può avere origine direttamente dal motore, e che solo un erogatore, un diffusore di sostanze chimiche nell’atmosfera, può generare l’effetto visibile nella fotografia mostrata da Colonnello De Simone a Voyager.

Qui sotto la foto ingrandita, il video di Voyager (De Simone appare dal minuto 3:35), e, alla fine, un semplice calcoletto matematico (facilmente comprensibile da tutti) che dimostra la contraddizione evidente tra ciò che afferma un meteorologo del 1982, quando nessuno aveva mai denunciato la presenza di scie anomale ovvero di scie chimiche, ed un meteorologo dei giorni che si fa intervistare in televisione e scrive articoli per convincere la gente che le scie chimiche non esistono, proprio all’epoca in cui migliaia di persone (nella sola Italia) denunciano l’esistenza di queste scie anomale.




Calcolo della distanza di formazione della scia dai motori:

Immaginiamo che il concetto di “alcuni secondi” del redattore del libro “The weather book” corrisponda a due secondi e che la velocità dell’aereo sia di appena 432 km/h. Adesso gli aerei di linea arrivano facilmente a superare i 600 km/h e quelli più potenti arrivano a toccare i 900 km/h (http://it.wikipedia.org/wiki/Boeing_747). Il fatto che il libro cui ci riferiamo sia di 30 anni fa non modifica di molto la questione: la velocità di raffreddamento del vapore acqueo alle alte quote è sempre la stessa, ed anzi i motori più potenti di oggi immettono più vapore acqueo, ed una massa maggiore si raffredda più lentamente di una massa più ridotta. Se rifacessimo il calcolo con una velocità doppia otterremo semplicemente una distanza raddoppiata. Secondo la formula s=v*t infatti la distanza (spazio percorso), è proporzionale alla velocità.

Vediamo adesso a quanti m/s corrisponde una velocità dell’aereo di 432 km/h

432 km/h = 432 * 1000 m / 3600 s = 432 * 10 m / 36 s = 120 m/s

Se l’aereo percorre 120 metri al secondo evidentemente in due secondi ne percorre 240 (alla pur bassa velocità di 432 km/h).

Sicuramente c’è da tenere conto del fatto che tale distanza dipende, oltre che dalla velocità dell’aereo stesso, da parametri come la quota a cui viaggia l’aereo o il suo consumo di carburante(*), ma l’ordine di grandezza è quello appena calcolato, e anche nel caso in cui considerassimo un tempo di raffreddamento ridotto della metà otterremmo una misura dimezzata ma tuttavia notevole, 120 metri, circa il doppio della lunghezza punta-coda di un aereo.

Si ringrazia http://nwo-truthresearch.blogspot.it per la segnalazione.

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